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Nuestra Obra de Mayo: Mille papaveri rossi
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Io stessa parlai con alcune collaboratrici che lavoravano
da tempo con lui e mi confidarono che sulle prime si limitava a
inviti a cena per poi attirarle in casa sua con propositi facil-
mente immaginabili. Quello che io non riuscivo ad ammettere
era la passiva accettazione di questi comportamenti, non capivo
proprio cosa spingesse persone qualificate, belle e intelligenti a
sottostare a simili atteggiamenti. Per me era assurdo, una evi-
dente mancanza di rispetto per se stesse e scarsa autostima: ero
totalmente lontana dalla realtà. Mi confidarono che avevano as-
solutamente bisogno di lavorare, una veniva da un paese della
Lucania e doveva pagare l’affitto e sostenere tutte le spese di
soggiorno fuori casa. I genitori non potevano aiutarla e lei aveva
degli impegni economici cui non poteva venir meno. Un’altra
aveva un bimbo piccolo il cui padre era scappato forse perché
troppo giovane per assumersi una responsabilità così pesante e
lei non era stata supportata dalla famiglia, per cui era sola e
senza appoggi. Era anche costretta a pagare una baby sitter per
le ore in cui era impegnata in facoltà. La collega più grande in-
vece aveva a carico la mamma con gravi patologie e tutte mi ave-
vano confermato che non avrebbero potuto andare avanti se
avessero perduto il lavoro. Questa consapevolezza mi fece ar-
rabbiare ancora di più. Non immaginavo che qualcuno fosse co-
stretto ad accettare l’inaccettabile perché non aveva altra scelta...
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da tempo con lui e mi confidarono che sulle prime si limitava a
inviti a cena per poi attirarle in casa sua con propositi facil-
mente immaginabili. Quello che io non riuscivo ad ammettere
era la passiva accettazione di questi comportamenti, non capivo
proprio cosa spingesse persone qualificate, belle e intelligenti a
sottostare a simili atteggiamenti. Per me era assurdo, una evi-
dente mancanza di rispetto per se stesse e scarsa autostima: ero
totalmente lontana dalla realtà. Mi confidarono che avevano as-
solutamente bisogno di lavorare, una veniva da un paese della
Lucania e doveva pagare l’affitto e sostenere tutte le spese di
soggiorno fuori casa. I genitori non potevano aiutarla e lei aveva
degli impegni economici cui non poteva venir meno. Un’altra
aveva un bimbo piccolo il cui padre era scappato forse perché
troppo giovane per assumersi una responsabilità così pesante e
lei non era stata supportata dalla famiglia, per cui era sola e
senza appoggi. Era anche costretta a pagare una baby sitter per
le ore in cui era impegnata in facoltà. La collega più grande in-
vece aveva a carico la mamma con gravi patologie e tutte mi ave-
vano confermato che non avrebbero potuto andare avanti se
avessero perduto il lavoro. Questa consapevolezza mi fece ar-
rabbiare ancora di più. Non immaginavo che qualcuno fosse co-
stretto ad accettare l’inaccettabile perché non aveva altra scelta...
