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Alex Hunter

Cor' 'e Fierr': Dai bassi di Napoli alla ricerca dell'essere

Cor' 'e Fierr': Dai bassi di Napoli alla ricerca dell'essere

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Il motivo per cui mi ritrovo a scrivere la prefazione di questo libro “Cor’ ‘e fierr’”, è essenzialmente legato al mio vissuto, che presenta fortissime similitudini con il contenuto biografico dell'autore Alex Hunter che ha avuto la stessa mia sorte sin dalla nascita, tra l’altro è nato sotto il mio stesso cielo, in un quartiere indigente della città di Napoli, dalle mille problematiche sociali.


Ci siamo, così, conosciuti bene e l’ho subito riconosciuto come “
nú buono guaglion’”. Per il suo testo non me la sono sentita di scrivere la classica introduzione, ma ho scelto di aggiungere a queste poche righe, il senso e il significato di una mia canzone che racchiude il cuore di questo libro, il nostro passato, la nostra anima a colori, la ricerca del riscatto e quell’altruismo verso il prossimo che caratterizza molte persone poco favorite dalla sorte.


Ho inteso toccare la sensibilità di chi ascolta le mie canzoni, legge questa autobiografia romanzata di Alex, oppure ama quei testi e quelle poesie sociali che sensibilizzano ai problemi reali e ho scelto quindi di legarvi una mia canzone che nuclearizza il mio percorso: “
Mi chiamavano vient’ ‘e terra”, una canzone che dà voce alle mie emozioni e al mio vissuto e anche all’humus di questo libro.


La lettura di questo testo è piacevole e fluida, e il messaggio dell'autore è un incoraggiamento a non mollare mai in qualsiasi avversità, anche se si è nati in un luogo ghettizzato. Non accettare i mai luoghi comuni, non far attecchire i sensi di colpa, il senno di poi, perché quel ventaglio di possibilità che non sono le proprie rappresenta l’ottica in cui focalizzare i passi che via via prendono corpo dalle righe e che si divincolano dalle tanti scusanti: “Non ho avuto possibilità”, “Se fossi nato in luogo diverso”, “Non ho potuto studiare, emergere dall’ oscurità”. Si tratta di una evoluzione inte-riore, si tratta di far leva sull' umiltà, di mettersi in discussione con se stessi e quindi di alzare “
a cap ‘e guardà chillu piezzo ‘e ciel pe’ camminà verso ‘a libertà dell'essere”.


Auguro a tutti un buon inizio di una vita migliore, nella ricerca incessante dell’essere se stessi senza rinnegare le proprie radici, perché ognuno ha il proprio destino che nasce proprio dove la sua anima si è incarnata.


Enzo Gragnaniello

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