Battiatosophia: Esplorando il pianeta Battiato
Battiatosophia: Esplorando il pianeta Battiato
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Nel buio della sala del cinema teatro Corso a Padova, tra il fumo denso di sigarette e la musica spiazzante del sintetizzatore, spiccava lui, una maschera tragica, il volto bianco di cerone, gli occhi bistrati di nero, la folta chioma arruffata.
Un personaggio enigmatico, destrutturante che indossava una tuta spaziale dai colori acidi. Così mi è apparso per la prima volta Franco Battiato, che mi veniva incontro con questa domanda scomoda, perturbante, nell’oscurità, tra il frastuono di una musica distonica.
Questa domanda scardinava completamente le fragili certezze di una ragazzina smarrita, alla ricerca di un’identità, che cercava qualcosa di cui nutrirsi, una ragazzina già ferita dalla morte precoce del padre, trauma che aveva trasformato improvvisamente la sua vita, dandole il senso e il peso del dolore, di un dolore così grande che non riusciva neppure a parlarne.