Angela e Filippo: Seconda Edizione
Angela e Filippo: Seconda Edizione
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Gli anziani commentavano: «Roba d’altro mondo! Stanno cambiando le stagioni!» Alla fine di marzo, prima del passaggio dell’ora solare all’ora legale, proprio quando il bel tempo sembrava perdurare, ci fu un improvviso cambiamento delle condizioni atmosferiche. Era già primavera e mancavano due giorni alla fine del mese. La gente, assuefatta al clima moderato, pensava oramai alle prossime ricorrenze pasquali. Nessuno a Quadrelle si aspettava un rovesciamento di tempo.
I contadini avevano iniziato le semine e guardavano alla dolce stagione con ottimismo, poiché le piogge, a periodi intervallati, non mancavano mai. Gli artigiani cominciavano a portare fuori, nello spazio antistante le botteghe, tavoli e arnesi da lavoro poiché era piacevole lavorare al tiepido sole. Così pure facevano i commercianti che esponevano le loro merci, ovviamente quelle non soggette a deterioramento, davanti ai loro negozi, ostentando tabelle e tabelloni con prezzi allettanti.
Le donzelle, cioè le contadine, con panieri e ceste sul capo scendevano dai campi circostanti, cantando gli inni primaverili. Le rondini circumnavigavano le guglie dei campanili, i passeri cinguettavano come vecchie zitelle, sotto le grondaie. Si udivano anche i merli, che da lontano o dai folti rami di querce secolari, nell’esteso e incantevole giardino Pagano, producevano le loro melodie, diffondendo la loro gioia sul circondario. Tutto contribuiva a tessere un’atmosfera armonica e paradisiaca.
… Ma ecco sopraggiungere la pazzia di marzo, del mese traditore che mentre di mattina inonda di luce e fa illudere, tutto d’un tratto, cambia rotta e sommerge di bufere. Ciò avveniva proprio quando nessuno se lo aspettava.
Gli anziani, accanto al focolare d’inverno o seduti nell’aia a godere, di mattina, lo spettacolo della natura, oppure il caldo nelle soleggiate giornate, spesso raccontavano di una grande birichinata del mese pazzerello allorquando, volendo prendere per i fondelli l’ingenuo agricoltore, si fece prestare un giorno da febbraio per inondare di pioggia e grandine il campo del contadino che lo derideva.
“Il solito mese di marzo” diceva la gente, rinchiusa nelle case e riparata sotto i portoni non protetti per evitare danni derivanti dall’inaspettata bufera. Le tempeste si susseguirono fino ai primi giorni di aprile, dopodiché ritornò a risplendere l’astro solare su tutto il mandamento baianese. Quante paure, durante quelle tempestose giornate: le folate di vento facevano tremare le grondaie, gli uccelli si spostavano come pazzi in cerca di riparo; alcuni atterravano come stelli cadenti, trovando la morte all’arrivo al suolo. I rami degli alberi si piegavano, quasi toccando terra e la pioggia torrenziale batteva sui tetti, talvolta facendoli tremare.
“E’ la fine del mondo” sussurravano le vecchiette sfilando, tra le dita inaridite dal freddo e dalla vecchiaia, i granelli del rosario. Gli asini ragliavano a distanza, i muli scalpitavano nelle stalle, le mucche muggivano impazzite, i galli e le galline si punzecchiavano nel pollaio. Poi, finalmente, proprio quando la gente era convinta dell’arrivo d’un cataclisma, il tempaccio si arrestò, le piogge furono meno violente, il vento sembrò accarezzare gli alberi e i campanili, le nubi si rischiararono ed il sole si aprì come una grande scatola, sprigionando i suoi raggi salutari. Nel giro di una settimana, essendo tornato il sereno, anche i cuori della gente si risvegliarono, come i loro sogni. Quadrelle riprese il suo ritmo secolare"
Pietro Sgambati autore di origine quadrellese e cittadino storico di Brusciano, presenta numerosi interessanti rimandi alla storia del paese di Quadrelle, alle sue tradizioni, alla sua toponomastica e al dolce mondo antico paesano di cui oggi restano pochi ricordi.
Il tutto è rivissuto con spirito profondamente descrittivo e lirico, rappresentando una tragica storia con intento lieve e rievocativo e profonda e incisiva sensibilità.